La Camera conferma la fiducia al governo e si accinge ad approvare la Manovra, che passa al Senato; ma la fiducia su cui Monti può contare a Montecitorio perde 61 voti rispetto a quella “bulgara” iniziale. Se sono stati infatti ben 23 i deputati del Pdl che non hanno partecipato alla votazione, con il partito di Berlusconi che potrebbe astenersi sul voto finale, si allarga il fronte del No a Monti. Ai voti contrari della Lega, con Bossi che esclude categoricamente la possibilità per il governo tecnico di arrivare al 2013, si aggiungono quelli delle minoranze linguistiche e dell’Italia dei Valori. Di Pietro, che inizialmente aveva votato la fiducia al governo Monti, ora passa tecnicamente all’opposizione; una scelta, questa, non condivisa da tutti i suoi deputati, alcuni dei quali stanno pensando di lasciare il partito. Sulla fiducia è stato scontro in Aula tra il Pd e la Lega, che ha fatto intervenire una deputata veneta con addosso la divisa da operaia tessile. Per questo Franceschini accusa i deputati padani di aver fatto per 10 anni i «soldatini ubbidienti» per poi aver riscoperto “solo da qualche giorno i diritti delle classi più deboli”, confermando l’impegno del Pd per più liberalizzazioni. Il Pdl, con Cicchitto, annuncia un atteggiamento “critico ma non di sabotaggio”, chiedendo al più presto provvedimenti per la crescita. Ma i sacrifici vanno fatti. Ne è convinto il presidente Napolitano che, preoccupato per le nuove minacce postali a Monti e a Berlusconi, chiede sacrifici “agli italiani di tutti i ceti sociali, anche i meno abbienti, perchè si facciano le scelte indispensabili per preservare lo sviluppo".
Da Roma Francesco Bongarrà
Da Roma Francesco Bongarrà
Riproduzione riservata ©