Nel giorno dello stop della Corte costituzionale ai referendum sulla legge elettorale, la Camera salva Nicola Cosentino. Il coordinatore regionale del Pdl in Campania indagato per camorra, dunque, non andrà in carcere. Per salvarlo sono stati determinanti i voti della Lega. Il Carroccio si è spaccato: i maroniani votano a favore dell’arresto mentre Bossi aveva dato libertà di coscienza ai suoi come gli aveva chiesto Berlusconi, oggi soddisfattissimo del fatto che il suo proconsole in Campania sia sfuggito alle manette grazie a quello che definisce “un voto di giustizia” ma che per Casini rappresenta “un grave errore politico”. “La Lega ora dovrà spiegare qualcosa a qualcuno”, dice Bersani. E Cosentino è stato aiutato anche dai deputati radicali: la pattuglia dei seguaci di Pannella ha votato contro l’arresto, ancora una volta diversamente dal Partito democratico, nelle cui liste è stata eletta in Parlamento.
Mentre Monti lavora alle liberalizzazioni e domani si confronterà con i rappresentanti dei partiti, che annunciano paletti alle misure che il governo varerà, la bocciatura della Consulta al referendum sulla legge elettorale scuote la politica. Di Pietro denuncia una “rischiosa deriva antidemocratica”, sostenendo che la Corte ha bocciato i referendum “per fare un piacere al Capo dello Stato e alle forze politiche”: parole che scatenano la reazione indignata del Quirinale, che le bolla come “insinuazioni volgari”. “Certo non possiamo gioire ma rispettiamo la decisione. Ora tocca al Parlamento agire”, dice Bersani, desideroso di cambiare la legge Calderoli. Più cauto è il Pdl, mentre Bossi rileva: “la miglior legge elettorale è quella che c’è perchè il voto non è lontano”.
Da Roma Francesco Bongarrà
Mentre Monti lavora alle liberalizzazioni e domani si confronterà con i rappresentanti dei partiti, che annunciano paletti alle misure che il governo varerà, la bocciatura della Consulta al referendum sulla legge elettorale scuote la politica. Di Pietro denuncia una “rischiosa deriva antidemocratica”, sostenendo che la Corte ha bocciato i referendum “per fare un piacere al Capo dello Stato e alle forze politiche”: parole che scatenano la reazione indignata del Quirinale, che le bolla come “insinuazioni volgari”. “Certo non possiamo gioire ma rispettiamo la decisione. Ora tocca al Parlamento agire”, dice Bersani, desideroso di cambiare la legge Calderoli. Più cauto è il Pdl, mentre Bossi rileva: “la miglior legge elettorale è quella che c’è perchè il voto non è lontano”.
Da Roma Francesco Bongarrà
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