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Si approfondisce lo strappo in casa PSD

2 lug 2005
Si approfondisce lo strappo in casa PSD
Sono sempre più agitate le acque in casa PSD. Le dimissioni di Volpinari e Rattini hanno di fatto aperto una breccia nella quale, ora, si stanno inserendo altri protagonisti del dissenso, altre voci di un malessere interno. La prima, quella di Paolo Bollini, che già aveva annunciato di condividere le motivazioni e di valutare eventuali iniziative. Nulla è ancora ufficiale, ma pare che anche lui sia in procinto di annunciare un abbandono. Poi altri esponenti della direzione, non ancora ben identificati sia nei nomi che nei numeri. Intanto si è tenuto il secondo colloquio per cercare di capire, per verificare la possibilità di ricucire lo strappo. Da una parte del tavolo Volpinari, Rattini e Bollini, dall’altra Morganti e Chiaruzzi, affiancati da Fabio Berardi, Alessandro Rossi e Stefano Macina. Un incontro che, stando alle indiscrezioni, ha avuto anche qualche momento di vivace dialettica.
I vertici del PSD li hanno invitati a riconsiderare la loro decisione, anche alla luce della riconferma sulle posizioni del partito, sulla linea politica da seguire, sulla condivisione degli stessi obiettivi. Non si escludono anche possibili interventi sull’equilibrio delle forze interne, ma per ora tutto è in evoluzione. Per lunedì pomeriggio fissata una nuova tornata, un nuovo momento di confronto per ricercare gli eventuali punti d’incontro. Un colloquio per il quale, i dirigenti dei socialisti e democratici, hanno esteso l’invito anche ad Augusto Casali. Il leader di Nuova San Marino ha proprio ieri invitato non solo Volpinari, Rattini e Bollini, ma anche tutti coloro che si riconoscono nelle loro posizioni, a lavorare per ricostruire un partito socialista.
Un dibattito nel quale si inserisce Alleanza Popolare, che sostiene le motivazioni dei dissidenti e contesta ai socialisti e democratici di aver privilegiato l’alleanza con la Democrazia Cristiana anche dopo le elezioni politiche. 'Siamo convinti che senza la nostra partecipazione al governo non cambierà nulla -scrive AP in una nota – ma leghiamo la nostra disponibilità a scelte chiare a favore di un nuovo modo di governare'. Ap dunque si dichiara disposta ad entrare solo in un governo che abbia un programma preciso di moralizzazione, rinnovamento e sviluppo. 'La scelta più seria – aggiunge – è andare prima possibile alle urne, ma prima – precisa – si faccia la legge elettorale: unico e irrinunciabile impegno prima delle elezioni, per favorire una maggiore stabilità, consentire ai cittadini di scegliere il governo e valorizzare il voto degli elettori, in particolare di coloro che risiedono in territorio'. Per questo obiettivo AP conferma la sua disponibilità, senza pregiudiziali e nell’interesse della Repubblica.

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